L’Africa dei padroni e degli schiavi
Un viaggio nelle radici dello schiavismo autoctono africano, dalle civiltà antiche alle corti reali, dai mercati carovanieri ai regni dell’Oceano Indiano. Quattro puntate per scoprire come la schiavitù ha plasmato il continente, chi erano i protagonisti e come è arrivata la sua fine.
L’Africa dei padroni e degli schiavi.
Il cuore pulsante del commercio: schiavitù e mercati africani
Le sabbie del Sahara non dividevano solo terre e popoli, ma erano le vene pulsanti di un commercio antico, e la schiavitù era una delle merci più pregiate. Carovane di cammelli, guidate da mercanti tuareg o arabi, attraversavano i deserti trasportando oro, sale e uomini.
Nell’Africa occidentale medievale, i grandi imperi come il Mali e il Songhai divennero centri nevralgici di questo traffico. A Gao e Timbuctù, i mercanti provenienti dal Maghreb si accaparravano uomini e donne catturati nelle guerre locali, destinati ai mercati del Nord Africa o dei sultanati del Mediterraneo. Non erano solo gli arabi a trarre profitto da queste rotte: le élite africane partecipavano attivamente, alleandosi con i commercianti, fornendo schiavi in cambio di tessuti, armi, cavalli e perline di vetro.
Più a est, lungo le coste dell’Oceano Indiano, si svolgeva un commercio parallelo: dalla Somalia e dalla costa swahili, schiavi bantu — i cosiddetti Zanj — venivano caricati sulle navi in direzione di Mascate e dell’India, destinati ai palazzi e alle piantagioni del Golfo Persico. Era un commercio raffinato, regolato da secolari rotte mercantili e sostenuto da dinastie africane e arabo-musulmane.
Persino nelle zone interne, il commercio di schiavi costituiva la linfa vitale di economie locali. Le guerre tribali non erano solo faide di potere, ma anche fonti di uomini e donne da scambiare per risorse strategiche. Le istituzioni tradizionali africane avevano codificato queste pratiche: nelle società del Sahel, ad esempio, lo schiavo non era soltanto proprietà, ma anche pegno di alleanza, inserito nelle reti familiari e politiche che reggevano il potere locale.
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