il NFP non ha mai rappresentato una reale unione programmatica o politicaIl NFP non ha mai rappresentato una reale unione programmatica o politica

Il “Nouveau Front populaire” (NFP), nato il 10 giugno 2024 in risposta alla dissoluzione dell’Assemblea nazionale da parte del presidente della Repubblica, era stato concepito come una coalizione elettorale di emergenza tra le quattro principali forze della sinistra francese, riproponendo lo schema della Nupes del 2022. Ma a un anno dalla sua formazione, secondo Gérard Grunberg, appare ormai come una creatura politica senza vita, tenuta in piedi solo da finzioni strategiche e illusioni elettorali.

Nonostante i 193 deputati eletti — un risultato in miglioramento rispetto al 2022 — e l’efficacia del “front républicain” contro il Rassemblement National in alcune circoscrizioni, il NFP non ha mai rappresentato una reale unione programmatica o politica. Il programma comune siglato al momento della sua creazione nascondeva profonde divergenze ideologiche. Già nel 2023, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France insoumise (LFI), aveva respinto ogni idea di ecologismo o socialismo che non fosse esplicitamente anticapitalista, ribadendo la sua visione di una sinistra rivoluzionaria.

La rottura è diventata evidente dopo il mancato appoggio socialista a una mozione di censura proposta da LFI: Mélenchon ha allora dichiarato che il PS non era più un vero partner. Questa tensione ha svelato la natura effimera del NFP: non un’organizzazione, né una federazione di partiti, né una comunità di valori. LFI ha perseguito una strategia solitaria e ostile, cercando di dominare le altre forze di sinistra più che di collaborare con esse, in vista soprattutto delle prossime elezioni presidenziali.

Tale strategia si esprime anche in una prassi politica radicale: mozioni di censura ripetute, richiesta di dimissioni del presidente, attacchi verbali contro i partner della sinistra e posizioni aggressive in Parlamento. Il comportamento di alcuni esponenti di LFI, come Rima Hassan o Sophia Chikirou, ha alimentato la frattura interna e contribuito a un’immagine sempre più divisiva e conflittuale del movimento. Per due terzi dei simpatizzanti socialisti, LFI incita alla violenza e rappresenta un pericolo per la democrazia.

Alla mancanza di coesione si sommano divergenze sostanziali su temi cruciali: sulla guerra in Ucraina LFI si mostra ostile al sostegno europeo a Kiev, con toni vicini al filorussismo; in politica medio-orientale LFI non nasconde il suo appoggio alla causa palestinese, anche nelle sue espressioni più radicali; sul progetto europeo le visioni restano inconciliabili. Inoltre, manca un leader condiviso capace di rilanciare la sinistra unita e offrirle una prospettiva di potere.

Eppure, il NFP sopravvive, come un “mort-vivant” che continua a vagare nella scena politica. Secondo Grunberg, ciò è dovuto alla forza simbolica del mito dell’unione a sinistra, alla mancanza di strategie alternative e al calcolo elettorale di numerosi parlamentari, che sperano ancora in un rilancio utile per conservare il proprio seggio. Ma questa sopravvivenza formale non corrisponde a un’autentica vitalità politica: il NFP rappresenta oggi l’impasse di una sinistra incapace di rinnovarsi e di ridefinire le proprie alleanze.

Fonte: Gérard Grunberg, Le Nouveau Front populaire: un mort-vivant, Telos, 12 giugno 2025

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