Le imprese, in particolare quelle medio-piccole e non manifatturiere, lamentano difficoltà nel trovare personale disposto a superare la soglia di reddito che farebbe perdere le esenzioniLe imprese lamentano difficoltà nel trovare personale disposto a superare la soglia di reddito che farebbe perdere le esenzioni

L’attuale carenza di manodopera in Giappone sta costringendo anche i settori più conservatori del mondo politico a rivedere le storiche esenzioni previdenziali pensate per incentivare le donne sposate a restare a casa. Una riforma attesa per venerdì dovrebbe infatti limitare l’accesso a questi benefici, imponendo ai lavoratori part-time il pagamento dei contributi per pensione e assicurazione sanitaria, a prescindere dal reddito e dalla dimensione dell’impresa. La soglia delle 20 ore settimanali sarà il nuovo spartiacque.

Il sistema in vigore risale al 1986, pieno boom economico giapponese, e garantisce esenzioni fiscali ai “coniugi a carico” che guadagnano meno di 1,3 milioni di yen all’anno (circa 9.000 dollari). Una soglia che, secondo le imprese e numerosi economisti, ha costituito per decenni un disincentivo alla piena partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nobuko Nagase, docente all’università femminile di Otsuma, parla di un “sistema irrazionale dal punto di vista economico, che limita l’offerta di forza lavoro qualificata e contribuisce a frenare la crescita salariale”.

La pressione demografica, con un invecchiamento della popolazione sempre più accentuato, sta esasperando il problema. Le imprese, in particolare quelle medio-piccole e non manifatturiere, lamentano difficoltà nel trovare personale disposto a superare la soglia di reddito che farebbe perdere le esenzioni. È per questo che l’Associazione giapponese degli imprenditori ha ribadito la necessità di un intervento deciso, denunciando l’obsolescenza di un sistema basato sul modello della casalinga a tempo pieno.

La riforma attesa non cancellerà del tutto il sistema, ma obbligherà circa 900.000 donne oggi a carico a versare i contributi, riducendo di conseguenza la platea dei 6,7 milioni di coniugi dipendenti (di cui il 98% donne). Un’abolizione completa è stata esclusa per ora: secondo il primo ministro Shigeru Ishiba occorre un “dibattito nazionale”, vista la varietà di situazioni in cui si trovano coloro che usufruiscono dell’esenzione, dalle madri ai caregiver familiari. Lo stesso Ishiba ha difeso recentemente il ruolo delle casalinghe, sottolineando che “non vivono di ozio, ma si occupano diligentemente della casa”.

Secondo molti osservatori, però, la nuova soglia potrebbe avere un effetto paradossale, spingendo le donne a ridurre ulteriormente le ore lavorate pur di non perdere lo status di coniuge a carico. Come nel caso di Maiko Takahashi, madre di tre figli, che ha dichiarato di voler continuare a lavorare part-time per dedicare tempo alla famiglia, pur trovando il sistema “assurdo”.

Il dibattito sulle esenzioni è aperto fin dal 2000, quando emerse la necessità di adeguare i sistemi previdenziali ai nuovi modelli familiari. Già allora le famiglie a doppio reddito avevano superato quelle con una sola fonte. Il sistema è stato accusato anche di creare iniquità, penalizzando le mogli dei lavoratori autonomi che non godono di esenzioni.

Sia il sindacato Rengo, che rappresenta 7 milioni di lavoratori, sia le associazioni imprenditoriali, chiedono l’eliminazione totale della misura. La sua permanenza, sottolineano, ostacola le carriere femminili e alimenta il divario salariale di genere. Tomoko Yoshino, prima donna a capo del sindacato Rengo, racconta di aver maturato questa consapevolezza fin dagli anni ’90, quando il Giappone entrò in crisi e crebbe il numero delle famiglie con due stipendi. Tuttavia, nota con amarezza che la voce delle donne è sempre stata marginale nei processi decisionali.

Nagase sottolinea che ogni riforma dovrà essere accompagnata anche da un cambiamento di mentalità nelle aziende, che continuano a considerare le lavoratrici part-time come manodopera a basso costo, priva di prospettive di carriera. Ma ignorare il loro potenziale – conclude – sarebbe un danno per l’intera economia giapponese.

Fonte: Reuters – Japan’s labour crunch forces rethink on traditional homemakers

L'illustrazione utilizzata per questo articolo è generica e AI-generated; uso libero per finalità editoriali e commerciali.
×