Il filo che unisce i due fronti — Gaza e Pechino — è la volontà di rimettere Washington al centro del grande gioco mondialeIl filo che unisce i due fronti — Gaza e Pechino — è la volontà di rimettere Washington al centro del grande gioco mondiale

Dopo aver incassato il successo della tregua a Gaza, Donald Trump rilancia la sfida alla Cina, inaugurando una nuova fase della sua politica estera. Il presidente americano, scrive Maurizio Molinari, percepisce di avere “il vento a favore” e cerca di trasformare il risultato diplomatico in Medio Oriente nel motore di una manovra geopolitica più ampia.

Il filo che unisce i due fronti — Gaza e Pechino — è la volontà di rimettere Washington al centro del grande gioco mondiale. Da un lato, Trump minaccia “dazi massicci” contro la Cina per rispondere alle restrizioni sulle terre rare e cancella l’incontro con Xi Jinping in Corea del Sud, riaprendo il confronto tariffario con l’unico rivale capace di sfidare la supremazia economica statunitense. Dall’altro, capitalizza l’intesa israelo-palestinese mediata dai suoi emissari Jared Kushner e Steve Witkoff, che ha raccolto un consenso internazionale insolitamente vasto: mondo arabo (eccetto l’Iran), Unione Europea, Onu, Mosca e perfino Pechino.

Trump si presenta così come il possibile leader di una nuova coalizione globale, pronta a riunirsi in Egitto per la ricostruzione di Gaza. Il progetto si inserisce nel rilancio dei “Patti di Abramo” e punta a coinvolgere Arabia Saudita, Qatar, Indonesia, Pakistan e Turchia, oltre ai Paesi arabi già in pace con Israele. L’obiettivo, nota Molinari, è creare un corridoio economico che colleghi Asia, Medio Oriente, Europa e America, destinato a competere con la “Nuova via della seta” cinese.

Mosca, nel frattempo, approva il “Piano Trump” per Gaza, lasciando intravedere una possibile convergenza con Washington che potrebbe estendersi anche all’Ucraina. Ma a Bruxelles molti temono un doppio gioco di Putin: offrire appoggio in Medio Oriente per ottenere mano libera a Kiev.

Sul piano interno, la mossa rafforza Trump in vista delle elezioni di Midterm del 2026. La combinazione di una “pace duratura in Medio Oriente” e di una sfida commerciale con la Cina diventa, osserva Molinari, la cornice ideale per rilanciare la leadership americana e neutralizzare una delle vulnerabilità più percepite della sua amministrazione: la politica estera.

Fonte: Maurizio Molinari, “Trump, le ragioni di una sfida”, La Repubblica, 10 ottobre 2025


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