Nel Medioevo, diventare vescovo di Firenze non era certo una questione di semplice amministrazione ecclesiastica: comportava un vero e proprio rito di iniziazione sociale e politica. Nel 1384, Angelo Acciaiuoli si trovò coinvolto in una contesa fisica per il diritto di scortarlo all’interno della basilica: da un lato, il clero locale; dall’altro, i nobili Visdomini. Entrambi i gruppi rivendicavano il prestigio di accompagnarlo, e non esitarono a ingaggiare una rissa in piazza. Fu solo l’intervento del clero a strapparlo di mano ai nobili e a condurlo all’altare.
Ma le sorprese per il nuovo vescovo non finivano qui. Come ricorda la storica Maureen C. Miller, un tempo, al momento dell’insediamento, il vescovo doveva anche “sposare” simbolicamente l’abbadessa del convento di San Pier Maggiore. Si trattava di un rito complesso, che imitava le nozze tradizionali fiorentine: comprendeva un banchetto, uno scambio di anello e persino la presentazione di un letto nuziale, preparato con cura dall’abbadessa.
Non tutti i vescovi accettarono di buon grado questa cerimonia: in almeno un caso, un vescovo cercò di evitarla, ma l’abbadessa si ribellò pretendendo che fosse rispettato l’antico costume e che ricevesse l’anello. Questa protesta, documentata nel 1302, è la più antica testimonianza scritta di questo rito, ma la stessa abbadessa lasciò intendere che fosse già una tradizione consolidata. Il matrimonio simbolico si mantenne fino al 1584.
Per comprendere le origini di questa usanza occorre guardare alla società fiorentina dell’epoca, dove la Chiesa era strettamente intrecciata con le famiglie aristocratiche. Le monache di San Pier Maggiore appartenevano ai casati più potenti di Firenze: Albizzi, Tedaldi, Falconieri, Medici e Strozzi figuravano tutti nei registri del convento. Così, sposando simbolicamente l’abbadessa, il vescovo siglava un legame con le élite locali, diventando parte di una rete di alleanze sociali e politiche. In un contesto in cui i matrimoni erano strumenti di alleanze e pacificazione, questo rito era una strategia per integrare il vescovo nella comunità fiorentina.
La rissa per l’ingresso di Acciaiuoli rivela poi un’altra dimensione di potere: i Visdomini, discendenti dell’antico aiutante laico del vescovo, vantavano privilegi come il diritto a ricevere carni pregiate a Pasqua e Natale e a soggiornare nel palazzo episcopale durante le vacanze della sede. Dopo le leggi del 1200 che limitarono l’accesso ai pubblici uffici per le famiglie nobili, la partecipazione a cerimonie come quella dell’insediamento del vescovo restava uno dei pochi simboli di prestigio per questi casati.
Fonte: JSTOR Daily, Amelia Soth, “When the Bishop Married the Abbess”
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