La svolta antiscientifica dell’amministrazione Trump, che ha tagliato drasticamente fondi e personale in enti come NIH, FDA ed EPA, crea un contesto di forte incertezza nel mondo accademico statunitense. Riduzioni fino al 70 % del budget della National Science Foundation e meno del 15 % di sovvenzioni per trial clinici indipendenti hanno trasformato gli Stati Uniti in un “campo di battaglia” per la ricerca: testate come Scientific American parlano di comunità in «stato di assedio» e Science denuncia un «massacro» dei finanziamenti, mentre un post di Yann LeCun invita l’Europa a cogliere l’occasione per attirare i ricercatori in fuga.
Negli anni 2000, un episodio analogo si verificò sotto l’amministrazione Bush, quando i finanziamenti sulle cellule staminali umane furono bloccati per motivi ideologici. Approfittando di quel clima, l’allora presidente dell’EPFL Patrick Aebischer riuscì a realizzare una “fuga dei cervelli inversa”, reclutando nomi di punta come Demetri Psaltis, Willy Zwaenepoel e Giovanni De Micheli, grazie a condizioni competitive e a un ambiente di ricerca all’avanguardia, pur a parità di trattamento economico rispetto alle prestigiose università americane.
Oggi Aebischer osserva che la situazione potrebbe ripetersi su scala ancora maggiore: mentre gli Stati Uniti mettono in discussione anche la libertà accademica e finanziamenti fondamentali – dal blocco delle ricerche sul clima e le questioni di genere alle politiche vaccinali del nuovo ministro della Sanità Robert F. Kennedy Jr – la Svizzera ha l’opportunità di attrarre i “best and brightest” offrendo infrastrutture d’eccellenza, procedure snelle e un contesto di vita attraente. L’unica variabile chiave rimane la volontà politica di finanziare adeguatamente formazione e ricerca nel prossimo budget federale.
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