tale rappresentazione è il segno tangibile di un principio salafita che prescrive la cancellazione della presenza femminile nello spazio pubblicoIl segno tangibile di un principio salafita che prescrive la cancellazione della presenza femminile nello spazio pubblico

A Perpignan, per venerdì 13 giugno, è prevista una conferenza organizzata dai Jeunes Insoumis dei Pirenei Orientali sul tema dell’islamofobia. L’evento, che ha tra i relatori il deputato di La France Insoumise (LFI) Raphaël Arnault e una rappresentante degli Étudiants musulmans de France, ha sollevato critiche e proteste per un dettaglio emblematico: il volto della giovane relatrice Chérine non è mostrato, sostituito da un disegno stilizzato di donna velata.

Secondo l’antropologa Florence Bergeaud-Blackler, esperta di frérisme (cioè del pensiero e delle strategie dei Fratelli Musulmani), tale rappresentazione è il segno tangibile di un principio salafita che prescrive la cancellazione della presenza femminile nello spazio pubblico. «Non è un caso isolato, è un segnale che l’islamismo sta entrando nei nostri costumi», afferma, denunciando un processo lungo trent’anni che sta portando all’“islamizzazione della modernità” piuttosto che alla modernizzazione dell’islam. Anche l’invisibilità del volto nelle immagini, sostiene, fa parte di un’escalation che ha come limite estremo l’Afghanistan dei talebani, dove le donne non possono più apparire né circolare liberamente.

Il sindaco di Perpignan, Louis Aliot (Rassemblement National), ha tentato invano di vietare la manifestazione, definendola una provocazione, soprattutto per la sua collocazione in un quartiere prioritario destinatario di fondi pubblici. Critica duramente l’assenza di interventi decisi da parte dello Stato e la mancanza di una risposta da parte del Ministero dell’Interno, nonostante lo stesso giorno si tenesse un seminario sul separatismo promosso da Bruno Retailleau a Beauvau.

L’accusa lanciata da più parti è rivolta anche a LFI, considerata dalla sociologa come un partito «proto-islamista» che avrebbe legami ideologici con i Fratelli Musulmani. Le dichiarazioni di Louis Aliot puntano anche su altri aspetti: Chérine, che in una precedente iniziativa femminista appariva a volto scoperto, sarebbe oggi parte di una «sovraesposizione ideologica» che passa attraverso organizzazioni di estrema sinistra come BDS e media militanti come L’Humanité e Blast, che beneficerebbero di consistenti fondi pubblici.

Infine, a contrastare la lettura religiosa e dottrinaria, interviene il deputato LFI Louis Boyard, secondo cui la decisione di Chérine di non mostrarsi è da attribuirsi a una strategia difensiva contro il cybermolestie: «CNews lancia campagne di odio contro le donne velate che appaiono in pubblico», scrive su X, legittimando la scelta come forma di autodifesa.

Ma per Florence Bergeaud-Blackler il nodo resta culturale e politico: «dietro la retorica della libertà si cela una negazione dell’uguaglianza uomo-donna» che rischia di radicarsi nel tessuto democratico sotto le sembianze di una libertà religiosa.

Fonte: https://www.bvoltaire.fr/dissimuler-le-visage-dune-femme-la-doctrine-salafiste-appliquee

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