Il paradosso del riccio protetto: tra passioni culinarie e giustizia indulgenteIl paradosso del riccio protetto: tra passioni culinarie e giustizia indulgente

In Francia il riccio europeo gode di protezione legale sin dal 1981 e dal 2021 è classificato “quasi minacciato” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, a evidenziare il rischio di estinzione a breve o medio termine qualora non si adottino misure di tutela efficaci. Eppure, la giustizia francese sembra non riconoscere la gravità del fenomeno: in Gironda un uomo è stato condannato a soli 175 ore di lavoro di pubblica utilità e 1.000 € di risarcimento per aver braccato oltre 400 ricci; pene leggere se confrontate con i possibili tre anni di reclusione e i 150.000 € di multa previsti dalla legge per chi ne cattura o uccide anche pochi esemplari.

Simili decisioni giuridiche altalenanti emergono un po’ ovunque: sei mesi di carcere e 6.900 € per 44 ricci nelle Pyrénées-Atlantiques, 2.200 € per sette soggetti nel Rodano e un semplice richiamo per tre persone che avevano scuoiato i poveri animali in Côte-d’Or. Tali sanzioni, oltre a dimostrare disattenzione verso uno degli anfibi più amati dai giardinieri, sottolineano anche la disconnessione tra normativa e tutela effettiva sul territorio.

A sorprendere è tuttavia l’enorme viralità del “niglo” – appellativo gergale diffuso soprattutto nella comunità dei gitani –, celebrato in decine di video sui social che ne documentano la cattura, la preparazione e la cottura: alla brace, stufato o addirittura in gelatina. Alcuni bracconieri pubblicano orgogliosi le proprie “ricette”, fieri di un presunto patrimonio culturale. Nel 2022, persino un’autocertificazione di tradizione familiare ha giustificato la caccia notturna con fari, práctica che mette in serio pericolo la sopravvivenza dell’animale.

Accanto ai pericoli gastronomici, resta in ombra la minaccia più insidiosa: i semplici gesti quotidiani del cittadino medio – giardini recintati, insetticidi, tosaerba – hanno già ridotto del 30–50 % le popolazioni di riccio negli ultimi due decenni. Le associazioni animaliste e le autorità, però, parlano a gran voce dei rischi per “carni tracciate” come manzo o pollo, ma tacciono sul rischio sanitario e ambientale del consumo di riccio (portatore di salmonella e di vari agenti patogeni) e sulle armi illegali che ne massacrano centinaia ogni anno.

Il contrasto tra una normativa severa sulla carta e l’inerzia di leggi applcate in modo incostante, unito alla scarsa consapevolezza pubblica, compone il quadro di una specie vessata su più fronti. Finché giustizia, istituzioni e opinione pubblica non smetteranno di sottovalutare la questione, il riccio rischierà di continuare ad «andare… a finire in padella».

FONTE: https://www.bvoltaire.fr/animaux-les-herissons-deurope-sont-proteges-mais-qui-les-mange-donc/

L'illustrazione utilizzata per questo articolo è generica e AI-generated; uso libero per finalità editoriali e commerciali.
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