Il grande conflitto della modernità femminile — come conciliare il desiderio di lavorare e quello di crescere una famiglia — sembra attenuarsi a causa del calo delle nascite, ma resta irrisolto. Finché gli esseri umani nasceranno da corpi umani, osserva Valerie Stivers su UnHerd, ogni donna continuerà a scoprire da sé quanto difficile sia questo equilibrio.
Due libri appena usciti offrono visioni opposte del problema: Having it All di Corinne Low e The Dignity of Dependence di Leah Libresco Sargeant. Entrambe riconoscono che l’uguaglianza tra i sessi è stata costruita su modelli maschili che ignorano la specificità biologica e la centralità del lavoro di cura.
Low, economista di formazione progressista, affronta il tema con strumenti quantitativi. Dimostra che, nonostante i progressi, le donne continuano a sobbarcarsi la maggior parte del lavoro domestico, pur investendo energie e formazione nel lavoro retribuito. La sua proposta è di rinegoziare i “contratti” della vita quotidiana con la stessa logica con cui si affronta il mercato: comprendere i costi e i benefici delle proprie scelte, e “giocare duro”. L’autrice racconta la propria esperienza di madre e lavoratrice che, per ottenere un equilibrio migliore, divorzia e si trasferisce in una città più economica. Ma il suo approccio, osserva Stivers, tradisce un certo riduzionismo: l’idea che l’amore e la cura possano essere trattati come variabili economiche ignora la complessità dei legami familiari e affettivi.
Sargeant, cattolica e saggista, propone invece una visione opposta. Esalta la vulnerabilità e la dipendenza come tratti costitutivi dell’essere umano, e non difetti da correggere. Nel suo manifesto femminista, il corpo femminile diventa emblema della condizione umana: debole, mutevole, relazionale. La società moderna, sostiene, è modellata su standard meccanici e disumani — dalla produttività delle aziende alla rigidità delle burocrazie — che non tengono conto delle necessità del corpo e della cura. La sua proposta è rovesciare la prospettiva: non eliminare la dipendenza, ma riconoscerla come fondamento dell’autenticità e dell’amore.
Le due visioni delineano futuri speculari. In quello di Low, la parità si ottiene negando le differenze di genere e cercando di adattare le donne al modello maschile; in quello di Sargeant, il futuro passa attraverso una valorizzazione del femminile e della cura, anche se ciò significa accettare che il peso del lavoro domestico resti prevalentemente sulle donne.
Il contrasto si riflette nel modo in cui ciascuna concepisce la felicità. Per Low, essa è un punteggio personale da massimizzare attraverso scelte razionali; per Sargeant, è il frutto del sacrificio e dell’impegno quotidiano. In entrambi i casi, conclude Stivers, la persistenza del dilemma femminile dimostra che la questione resta aperta: la cura — dei figli, ma anche delle relazioni — è ancora il vero cuore del femminismo contemporaneo.
Fonte: Valerie Stivers, “The future of feminism is childcare”, UnHerd, settembre 2025.
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