Il recente saggio‐intervista Dieu existe-t-il ? (Fayard) riporta in primo piano la voce di Robert Sarah, il porporato guineano che i vaticanisti immaginavano potesse diventare il primo papa africano prima che il conclave scegliesse un altro «Robert». Pur non vestendo la talare bianca, Sarah continua a pesare nel dibattito culturale e religioso «urbi et orbi», fedele alla massima tomista secondo cui «è più bello illuminare che brillare soltanto».
Il libro si distingue dai precedenti bestseller del cardinale (Dieu ou Rien, La Force du silence, Des profondeurs de nos cœurs): più di un semplice compendio dottrinale, offre un racconto personale di fede e di riflessione, scritto in forma di dialogo accessibile a chi, in un mondo smarrito, cerca una bussola spirituale.
Sul piano esistenziale l’autore affronta le classiche accuse rivolte a Dio o alla Chiesa—il male, la sofferenza, gli scandali—e propone una risposta «paradossale»: la radice del male non sarebbe l’assenza di Dio, bensì la nostra assenza a Dio, frutto di una sua estromissione dalla vita quotidiana.
Da qui l’analisi civica: l’Occidente, affaticato da se stesso e devoto a un nuovo dio‐benessere individuale, rischia di trasformarsi in una società «contro o senza l’uomo». Le pagine dedicate a suicidio assistito, consumismo soffocante, edonismo compulsivo e relativismo indifferente suonano come una diagnosi d’emergenza per una Francia che guarda con distrazione alla propria “fine vita”.
Composto prima dell’ultimo conclave (che avrebbe poi visto l’elezione di Leone XIV), il volume invita i laici a impegnarsi per il bene comune non come valore d’avanguardia ma come testimonianza della «supremazia di Cristo sul mondo», nell’intento di salvare un’umanità priva di punti di riferimento.
Fonte: Iris Bridier, «[LIVRE] Dieu existe-t-il ? Le cardinal Sarah répond à nos sociétés déchristianisées», Boulevard Voltaire, 30 maggio 2025.
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