I comunitaristi sostengono che gli standard di giustizia devono essere radicati nelle forme di vita e nelle tradizioni delle società particolariI comunitaristi sostengono che gli standard di giustizia devono essere radicati nelle forme di vita e nelle tradizioni delle società particolari

Il comunitarismo, come delineato nella voce “Communitarianism” della Stanford Encyclopedia of Philosophy, si configura come una critica al liberalismo, in particolare alla concezione universalistica della giustizia proposta da John Rawls. I comunitaristi sostengono che gli standard di giustizia devono essere radicati nelle forme di vita e nelle tradizioni delle società particolari, variando quindi da contesto a contesto. 

Alasdair MacIntyre e Charles Taylor argomentano che il giudizio morale e politico dipende dal linguaggio delle ragioni e dal quadro interpretativo attraverso cui gli agenti vedono il loro mondo. Pertanto, non ha senso iniziare l’impresa politica astrattamente, ignorando le dimensioni interpretative delle credenze, pratiche e istituzioni umane. Michael Walzer aggiunge che una critica sociale efficace deve derivare e risuonare con le abitudini e le tradizioni delle persone reali che vivono in tempi e luoghi specifici.

Questa prospettiva comunitarista contrasta con l’approccio di Rawls, che presenta la sua teoria della giustizia come universalmente valida, basata su una posizione originaria che prescinde dalle specificità culturali e storiche. I comunitaristi, invece, vedono la giustizia come emergente dalle pratiche e dalle tradizioni delle comunità particolari, rifiutando l’idea di principi universali applicabili indipendentemente dal contesto.

Fonte: Stanford Encyclopedia of Philosophy, “Communitarianism”

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