Nella lezione pubblicata sul “Corriere della Sera” a firma di Paolo Mieli, si ripercorrono le tappe fondamentali dell’ascesa di Adolf Hitler e del nazismo in Germania. La narrazione si apre con il senso di umiliazione che la Germania provò alla fine della Prima guerra mondiale, alimentato dal trattato di Versailles giudicato eccessivamente punitivo. Questo contesto di frustrazione, assieme a teorie complottiste sulla sconfitta, permise a Hitler — un ex caporale austriaco — di tentare nel 1923 un fallito colpo di Stato da Monaco. Durante la breve prigionia, Hitler iniziò a scrivere il Mein Kampf, libro che, pur inizialmente ignorato, conteneva già le basi ideologiche del nazionalsocialismo.
Negli anni successivi, la crisi della Repubblica di Weimar e le elezioni portarono il partito nazionalsocialista a una crescita costante, anche se non ottenne mai la maggioranza assoluta. Con l’appoggio di Paul von Hindenburg, Hitler fu nominato cancelliere nel 1933 e, sfruttando l’incendio del Reichstag, smantellò le libertà costituzionali e si liberò dei rivali interni nella “notte dei lunghi coltelli”. Alla morte di Hindenburg, Hitler accorpò in sé le cariche di Presidente e Cancelliere, proclamandosi Führer. Con le Leggi di Norimberga del 1935 tolse la cittadinanza agli ebrei, avviando una stagione di persecuzioni culminata nell’Aktion T4, un programma di eugenetica per “purificare” la razza ariana.
Sul piano internazionale, Hitler violò il trattato di Versailles rimilitarizzando la Germania e annettendo territori come l’Austria e la Cecoslovacchia, alleandosi con l’Italia fascista e altre nazioni. Le Olimpiadi di Berlino del 1936 furono la vetrina della ritrovata potenza tedesca. Infine, l’invasione della Polonia nel 1939 diede inizio alla Seconda guerra mondiale. Nella disfatta finale, Hitler cercò invano di negoziare con Regno Unito e Stati Uniti, ma finì suicida nel bunker di Berlino nel 1945. Il processo di Norimberga, che vide protagonisti i gerarchi nazisti, concluse questa tragica parabola, evidenziando la ferocia del regime rispetto ad altri regimi coevi.
Secondo Mieli, oggi gli storici tendono a distinguere tra fascismo italiano, nazismo tedesco e altre dittature militari, sottolineando la radicale violenza e la peculiarità ideologica del nazismo come un fenomeno di ferocia unica nella storia europea.
Fonte: Paolo Mieli, Corriere della Sera, 17 maggio 2025
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