Delazioni, repressione e premi in denaro: il nuovo volto totalitario della Russia di Puti

Delazioni, repressione e premi in denaro: il nuovo volto totalitario della Russia di Putin

Nell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Federico Fubini analizza il crescente irrigidimento repressivo del regime russo, paragonando l’attuale evoluzione politica sotto Vladimir Putin a una deriva “nordcoreana”. L’esempio emblematico è quello dei due liceali di Nizhny Novgorod, condannati a due anni e mezzo per un video critico verso l’esercito russo, ora a rischio di una pena ancora più severa per volontà della procura locale. Si tratta di uno dei tanti casi legati a una vera e propria “epidemia di delazioni”, in cui lo Stato premia i pubblici ufficiali in base al numero di denunce elevate per motivi politici.

Il sistema putiniano si fonda ormai su un conflitto permanente, sia interno che esterno. La Russia è stata in guerra per ventuno degli ultimi venticinque anni e oggi destina più di un terzo della sua spesa pubblica al comparto militare. Allo stesso tempo, l’ingresso nell’esercito viene incentivato con premi in denaro fino a 39.000 euro, segno di una militarizzazione della società anche nei suoi aspetti economici. Parallelamente, cresce la repressione interna: oltre 1.600 persone sono detenute per motivi politici, spesso in seguito a semplici critiche espresse online.

Fubini racconta anche del crescente controllo sulla vita privata delle élite, come nel caso di una festa mondana sanzionata duramente da Putin stesso, che ha voluto punire l’eccessiva ostentazione con controlli fiscali e l’obbligo di esibizioni “riparatrici” per le truppe in Ucraina. In questo nuovo scenario, la semplice fedeltà al regime non è più sufficiente: bisogna partecipare attivamente, e spesso pubblicamente, alla missione patriottica.

Il quadro delineato da Fubini si completa con le testimonianze di intellettuali e dissidenti in esilio, come Alexander Baunov e Alexandra Prokopenko, secondo i quali la Russia ha oltrepassato anche i livelli di repressione del periodo sovietico. Il “totalitarismo ibrido” teorizzato dal politologo Andrei Kolesnikov si fonda sulla mobilitazione intermittente, soprattutto emotiva, della società: un equilibrio instabile tra militarismo esibito e vite quotidiane normalizzate, in cui però ogni comportamento può improvvisamente diventare oggetto di punizione.

Fonte: Federico Fubini, Corriere della Sera – Whatever It Takes, 27 maggio 2025

Link all’articolo originale (titolo: I liceali condannati, la punizione per i party «quasi nudi» delle élite di Mosca, 39 mila euro per andare in guerra: la svolta alla Kim di Putin)


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