Nel raccontare la storia del Web italiano, ci si accorge subito che non si tratta solo di cronologia digitale, ma di una vera e propria archeologia della cultura informatica. I primi luoghi virtuali in cui si sono raccolti gli utenti italiani non erano social network o app mobili, ma siti specializzati, forum e redazioni online che facevano della competenza tecnica e della passione la loro cifra editoriale. E non sorprende che tutto sia cominciato dai computer: perché è proprio attraverso un Mac o un PC che si varcava la soglia della rete, e i siti dedicati a queste macchine sono stati i primi a prendere forma in modo stabile, duraturo e ancora oggi vitale.
Punto Informatico, nato nel 1995, è stato uno dei primissimi esperimenti riusciti di giornalismo digitale in Italia, con notizie quotidiane su Internet, sicurezza, software libero e diritto dell’informazione. Contemporaneamente, il mondo Apple cominciava a tessere la sua rete. Nel 1996 prendevano forma Italiamac, comunità di riferimento per gli utenti Mac, e Macitynet, testata giornalistica specializzata che ha attraversato tutte le stagioni di Apple, da Mac OS 8 fino all’era dei chip M. . Al loro fianco ma con un’impostazione del tutto originale, nel 2004 vedeva la luce Mac Peer, che da iniziale forum ribaldo e controcorrente ha saputo trasformarsi presto in un sito ricco di contenuti editoriali, tutorial, recensioni e approfondimenti. Poco dopo, nel cuore di Napoli, nasceva anche il collettivo degli iMaccanici, che con uno stile familiare e artigianale continua ancora oggi a offrire supporto tecnico, guide e software personalizzato per utenti Mac. Negli stessi anni di grande fermento cresceva anche Spider-Mac, curato da Stefano Donadio, tecnico e giornalista che ha scelto di affiancare alla cronaca Apple un’attività continuativa di supporto, recensione e consulenza
Questi siti, benché nati in un’altra epoca della rete, non solo sono ancora vivi: godono di ottima salute. Hanno superato indenni la migrazione al mobile, le crisi delle community, l’avvento dei social e dei canali video, mantenendo un’identità chiara, una reputazione costruita nel tempo e un pubblico fedele. In molti casi, offrono ancora oggi il tipo di assistenza e approfondimento che il supporto ufficiale spesso non riesce a garantire.
Se passiamo al versante Windows, la cronologia non è meno ricca. Fin dalla fine degli anni Novanta, WinTricks offriva trucchi e modifiche per migliorare l’esperienza d’uso di Windows. Nel 2001, IlSoftware.it cominciava a pubblicare guide dettagliate e recensioni tecniche, mentre Hardware Upgrade, attivo dal 1997, si affermava come uno dei più grandi portali hardware europei, con articoli quotidiani, approfondimenti e uno dei forum tecnici più popolati in Italia. La stessa attenzione al dettaglio ha animato, sul versante mobile, progetti come iPhoneItalia e iSpazio, nati nel 2007, che hanno seguito passo dopo passo l’evoluzione dell’ecosistema iOS e ancora oggi pubblicano contenuti con cadenza quotidiana.
La scena è completata da portali più generalisti, come Zeus News, HTML.it, o la versione italiana di Tom’s Hardware, che punteggiano la rete con rubriche critiche, tutorial di programmazione e recensioni da banco-prova, a ricordare che il Web non cresce solo per specialismi ma anche intrecciando voci disparate.
E mentre queste realtà digitali proseguono il loro cammino, vale la pena ricordare che, nel frattempo, sono scomparse le grandi testate cartacee che per anni avevano dominato il settore. Applicando, rivista storica del mondo Mac, ha cessato le pubblicazioni nel 2014 dopo trent’anni di attività; Macworld Italia, dopo un lungo percorso editoriale, ha abbandonato la carta trasformandosi in presenza online. La stampa specializzata si è ritirata, ma i siti nati dal basso hanno saputo resistere e innovare.
Tuttavia, oggi si apre una nuova sfida: l’avvento dell’intelligenza artificiale. L’accesso all’informazione tecnica sta subendo una rivoluzione radicale. Che ruolo avranno allora siti come Mac Peer, iMaccanici, IlSoftware o iSpazio in questo nuovo scenario? Una prima ipotesi è che questi siti si specializzeranno sempre di più in contenuti di qualità e analisi originali, impossibili da replicare con un semplice prompt. L’affidabilità, la contestualizzazione e l’esperienza reale degli autori umani diventeranno il vero valore aggiunto. Un’altra possibilità è che diventino centri di verifica, aggregazione e curatela di ciò che l’intelligenza artificiale produce: guide scritte a più mani con l’AI, ma controllate da esperti. Oppure, al contrario, si trasformeranno in hub di resistenza culturale, difendendo il valore della conoscenza manuale, dello scambio tra pari, del forum come spazio di comunità.
Quel che è certo è che chi ha attraversato indenne gli ultimi venticinque anni di cambiamenti digitali non è impreparato al prossimo. I siti informatici storici italiani continuano a essere, ancora oggi, uno degli osservatori più acuti dell’evoluzione tecnologica e culturale. E finché ci saranno utenti con domande, ci saranno spazi, comunità e autori capaci di offrire risposte.
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