Nell’editoriale pubblicato sul Corriere della Sera, Mario Monti analizza la posizione di Giorgia Meloni nel nuovo scenario geopolitico determinato dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il punto di partenza è una frase pronunciata dalla premier italiana in Senato — «Io voglio stare con l’Occidente, rafforzando il ruolo dell’Europa e dell’Italia all’interno dell’Occidente» — che per Monti, se un tempo poteva suonare come una formula di principio, oggi richiede una ridefinizione sostanziale.

L’Occidente, spiega l’ex presidente del Consiglio, non è più il blocco coeso fondato sullo Stato di diritto, sulla separazione dei poteri e sul multilateralismo internazionale. Gli Stati Uniti restano la potenza militare che garantisce la difesa europea, ma hanno smesso di essere la guida morale e politica delle democrazie liberali. La frattura tra potenza egemone e leadership etica crea un paradosso: l’Europa continua a dipendere da un Paese che mostra, nel suo vertice politico, tratti affini a regimi autoritari.

Monti invita a interrogarsi sul significato concreto del “restare con l’Occidente” oggi: se questo significhi ancora difendere lo Stato di diritto e la cooperazione internazionale, oppure accodarsi a una logica di pura forza. In questo quadro, il ruolo dell’Italia diventa ambiguo. Meloni — riconosce Monti — ha guadagnato autorevolezza internazionale e ha abbandonato le posizioni antieuropee, ma continua a ostacolare la riforma delle istituzioni europee opponendosi al superamento del diritto di veto, scelta che condanna l’Unione a una cronica paralisi decisionale.

La premier, per evitare frizioni con Trump, evita di difendere l’autonomia normativa della Ue, ad esempio sulle regole per i mercati digitali o sulla tassa alle grandi piattaforme americane. Tuttavia, così facendo, rischia di indebolire proprio quell’Europa che dice di voler rafforzare. Per Monti, l’Italia dovrebbe invece usare la sua posizione per indurre Trump a rispettare di più l’Unione Europea e per rilanciare, insieme ad altri Paesi fondatori, un progetto di integrazione capace di dare nuova forza al continente, come accadde in altri momenti decisivi della storia europea — dal mercato unico alla moneta unica.

La voce di Meloni, conclude Monti, è oggi autorevole ma “afona”, schiacciata tra fedeltà atlantica e autonomia europea. La sfida per l’Italia non è più solo “stare con l’Occidente”, ma contribuire a ridefinirne il senso, rivendicando un ruolo propositivo nell’Europa di fronte al nuovo corso americano.

Fonte: Mario Monti, Trump, la Ue e il ruolo di MeloniCorriere della Sera, 25 ottobre 2025.

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