L’articolo di Armel Bouvery, pubblicato su Geopolitical Monitor, analizza come la guerra in Ucraina stia offrendo a Taiwan alcune lezioni difficili sulla sicurezza e sull’affidabilità delle alleanze internazionali, in particolare con gli Stati Uniti.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato un cambiamento radicale nella politica estera americana, fondata ora sul concetto di “equal deal”: un approccio transazionale che mira a massimizzare i vantaggi per gli USA anche a scapito della sicurezza degli alleati. Questo atteggiamento ha avuto conseguenze evidenti in Ucraina, dove Trump ha promesso di concludere la guerra “in un solo giorno”, ma di fatto ha adottato una linea più accomodante verso Mosca, limitandosi a soluzioni finanziarie e investimenti piuttosto che a impegni di difesa o a una condanna chiara dell’aggressione russa. Anche Taiwan ha sperimentato questa logica: Trump ha accusato l’isola di aver “rubato” l’industria dei microprocessori agli USA e ha chiesto un pagamento per la sua difesa, paragonandola a una compagnia assicurativa che non riceve nulla in cambio.
Tuttavia, l’articolo evidenzia come la crescita industriale di Taiwan, concentrata intorno all’Hsinchu Science Park, sia frutto di investimenti strategici di lungo periodo e non di furti di tecnologia. Questo distretto, con oltre 560 aziende e 150.000 lavoratori altamente qualificati, rappresenta oggi circa il 63% della produzione globale di chip, contribuendo significativamente al PIL e alle esportazioni dell’isola. Paradossalmente, la leadership taiwanese nei semiconduttori sostiene anche l’economia americana, visto che i ricavi generati permettono a Taipei di acquistare sofisticati sistemi d’arma statunitensi, rafforzando la deterrenza contro la Cina. Dal 1990 al 2020, Taiwan è stato il quarto acquirente di armi USA, con un portafoglio ordini di oltre 20 miliardi di dollari.
La gestione americana del conflitto ucraino ha però mostrato l’incapacità (o la mancanza di volontà) di difendere l’ordine internazionale post-bellico, lasciando dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti a contrastare i regimi autoritari. Le aperture retoriche verso la Russia, la debole risposta alle manovre militari cinesi intorno a Taiwan e la rimozione della dichiarazione di “non supporto all’indipendenza di Taiwan” da parte del Dipartimento di Stato hanno alimentato il timore di un progressivo disimpegno. Trump ha inoltre imposto nuove tariffe nonostante i massicci investimenti di TSMC negli USA e, interrogato sulla difesa militare dell’isola in caso di invasione, ha evitato di fornire rassicurazioni.
L’articolo sottolinea come la strategia del “silicon shield” di Taiwan – basata sul valore strategico dell’industria dei semiconduttori – possa rivelarsi fragile, sia per l’eventuale occupazione cinese sia per la possibilità che aziende come TSMC trasferiscano parte della produzione più vicino ai mercati americani o tedeschi. La crescita delle attività militari cinesi e la politica di Trump hanno spinto Taiwan a rafforzare i rapporti con Giappone, Australia e India, anche se senza gli Stati Uniti la deterrenza appare comunque insufficiente. Il Giappone, ad esempio, ospita 53.000 soldati americani, mentre Taiwan da sola non potrebbe resistere a un’invasione cinese.
Per questo Taipei ha aumentato le spese militari, puntando a investire almeno il 3% del PIL in difesa. Il ministro della Difesa ha dichiarato al NY Times che l’obiettivo è convincere Pechino che i costi di un conflitto sarebbero altissimi. Ma se gli USA dovessero ridurre il loro ruolo di potenza globale, l’intera regione indo-pacifica rischierebbe di diventare terreno fertile per gli investimenti cinesi e di subire un indebolimento della capacità di proiezione militare americana.
In sintesi, secondo Bouvery, la gestione trumpiana della guerra in Ucraina e la sua visione della politica estera offrono poche certezze a Taiwan. Mentre gli USA si ritraggono, l’isola deve ripensare le proprie strategie di difesa, non per un cambiamento ideologico, ma perché l’alleato di un tempo appare sempre meno disposto a sostenere quell’ordine internazionale che aveva contribuito a costruire.
Fonte: Geopolitical Monitor, “Ukraine War Offers Some Difficult Lessons for Taiwan” –
L'illustrazione utilizzata per questo articolo è generica e AI-generated; uso libero per finalità editoriali e commerciali.