Nell’articolo “Il modello svanito”, pubblicato sul Corriere della Sera il 29 maggio 2025, Federico Rampini riflette sulla trasformazione dell’etica pubblica negli Stati Uniti, evidenziando come l’America dei Michael Bloomberg e Mitt Romney — un tempo simbolo di rigore contro i conflitti d’interessi — sembri ormai un ricordo lontano. Bloomberg e Romney, imprenditori passati alla politica, avevano volontariamente separato i propri affari dalla carriera pubblica, colmando così un vuoto legislativo con la loro personale deontologia. Ma con Donald Trump tutto cambia: già dal 2016 Trump aveva rotto con la consuetudine rifiutando di rendere pubbliche le proprie dichiarazioni fiscali. Questo non violava leggi, ma la consuetudine americana che, da Nixon in poi, aveva imposto trasparenza. La sua presidenza ha spinto oltre i limiti di ciò che è «tollerato» nel conflitto d’interessi, accettando regali come il Boeing donato dal Qatar o promuovendo criptovalute col proprio nome.
Rampini si interroga su come l’elettorato americano — in gran parte composto da lavoratori, piccoli imprenditori, immigrati — possa accettare questa deriva. Secondo lui, la sfiducia verso le istituzioni (alimentata da scandali bipartisan, come i legami con i petrolieri dei Bush o le donazioni estere alla Fondazione Clinton) ha generato un cinismo diffuso. Per molti elettori, meglio un businessman già ricco che non ha bisogno di rubare, piuttosto che politici di professione corrotti. Il «Sogno americano» sopravvive proprio grazie a questa fede nel dinamismo economico, che oggi giustifica anche i conflitti d’interessi di Trump. Un’America divisa che, se da un lato guarda con nostalgia alla correttezza dei Bloomberg e Romney, dall’altro è disposta a chiudere un occhio sulle opacità, finché promettono risultati concreti.
Fonte: Corriere della Sera, Federico Rampini, “Il modello svanito”, 29 maggio 2025.
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