Il risultato è un clima di intolleranza culturale, dove il linguaggio dell’inclusione si capovolge in esclusione e aggressività.Il risultato è un clima di intolleranza culturale, dove il linguaggio dell’inclusione si capovolge in esclusione e aggressività.

Antonio Bompani, su Linkiesta, individua nel “progressismo reazionario” uno dei mali principali che paralizzano il centrosinistra italiano. Secondo l’autore, una parte del mondo progressista, oggi dominante nel dibattito culturale e mediatico, ha svuotato dall’interno la tradizione riformista, sostituendo la riflessione politica con un moralismo autoreferenziale. Si tratta di un atteggiamento che, pur proclamandosi avanzato, risulta in realtà conservatore: rifiuta il confronto con posizioni diverse e si chiude in una violenza intellettuale mascherata da superiorità etica.

Bompani denuncia una deriva che si manifesta in tutti i campi — dai diritti civili alla politica estera — e che ha trasformato il pensiero critico in sospetto sistematico. Il risultato è un clima di intolleranza culturale, dove il linguaggio dell’inclusione si capovolge in esclusione e aggressività. L’odio, osserva l’autore con ironia amara, non è più monopolio degli “stronzi”, ma viene coltivato proprio da chi si presenta come portatore di bontà e giustizia morale.

Questo “progressismo deviato” – sostiene Bompani – ha contagiato il riformismo, indebolendone la capacità di azione. Ma non può essere la risposta a un sovranismo anch’esso sterile: i due poli, infatti, condividono la stessa incapacità di rappresentare una prospettiva di crescita. Per superare lo stallo, conclude l’autore, occorre un centrosinistra riformista autenticamente popolare, capace di tornare ai temi concreti della vita delle persone e di recuperare il senso di una politica che includa e migliori insieme.

Fonte: Antonio Bompani, Il progressismo reazionario, e la malattia del riformismo appaltanteLinkiesta.it, 4 novembre 2025.


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