La mente sana — afferma Mancuso — sa lottare, ma senza odiare.La mente sana — afferma Mancuso — sa lottare, ma senza odiare.

Nell’editoriale pubblicato su La Stampa, Vito Mancuso propone una riflessione intensa e controcorrente: l’odio non è una forza naturale, bensì una patologia dello spirito umano. A differenza del conflitto, che è strutturale all’essere (come già riconosceva Eraclito), l’odio nasce quando la mente non riesce a governare il conflitto ma ne è sopraffatta, sviluppando una volontà distruttiva verso l’altro.

Mancuso parte da esempi tragici della storia — da Caino e Abele fino ai Kennedy e a Gandhi — per mostrare come l’odio pervada la vicenda umana, in particolare la sfera politica contemporanea, dove sembra divenuto una norma. Ma è proprio qui, secondo l’autore, che va operata una distinzione fondamentale: mentre la natura (animale, cosmica, biologica) conosce il conflitto, non conosce l’odio. Gli animali lottano per sopravvivere, ma non odiano. L’odio, invece, è una distorsione della mente umana, un sintomo di malattia spirituale che si diffonde in società che hanno smarrito riferimenti etici e valoriali.

La mente sana — afferma Mancuso — sa lottare, ma senza odiare. Sa riconoscere nell’avversario non solo un nemico da battere, ma una parte costitutiva della propria identità. L’odio, al contrario, vuole annientare, senza capire che distruggere l’altro significa distruggere anche se stessi. Da qui l’accostamento con il cancro: anche il tumore è forte, ma porta alla morte dell’organismo, compreso se stesso.

Mancuso contesta anche l’idea, diffusa, secondo cui l’odio sarebbe più lucido dell’amore: chi odia, in realtà, vede solo se stesso e i propri pregiudizi, non l’altro nella sua verità. L’intelligenza, quella vera, consiste nella retta visione, nella capacità empatica di cogliere l’altro nella sua integrità. È qui che risuona anche l’insegnamento buddhista del “retto sguardo”, e il richiamo a una forma di spiritualità come cura.

In conclusione, non si tratta solo di essere buoni, ma di essere intelligenti: comprendere la logica della vita, fondata sull’armonia, e rifiutare l’odio per mantenersi sani. La politica, e la società intera, dovrebbero imparare a coltivare il conflitto senza lasciare che degeneri in odio. Sarebbe un atto di guarigione collettiva, prima ancora che morale.

Fonte: La Stampa, Vito Mancuso, 15 settembre 2025

L'illustrazione utilizzata per questo articolo è generica e AI-generated; uso libero per finalità editoriali e commerciali.
×