Il Mediterraneo, da tempo percepito come un mare “nostro”, oggi appare vulnerabile e affollato da attori ostiliIl Mediterraneo, da tempo percepito come un mare “nostro”, oggi appare vulnerabile e affollato da attori ostili

L’analisi di Guido Rampoldi su Domani mette in luce una crescente minaccia strategica per l’Italia: il rafforzamento della presenza militare russa nel Mediterraneo, in particolare attraverso la collaborazione con il generale libico Khalifa Haftar. Dopo essersi sfilata dal trattato INF sui missili a medio raggio, Mosca ha già annunciato il posizionamento di nuove rampe in Bielorussia. Ma le indiscrezioni più inquietanti riguardano la Libia, dove la Russia avrebbe trasferito missili dalla Siria a sud di Tripoli, nella base del Fezzan controllata da Haftar. Questi missili, con una gittata fino a 5.000 km, includerebbero teoricamente anche Roma tra i possibili obiettivi.

Il Mediterraneo, da tempo percepito come un mare “nostro”, oggi appare vulnerabile e affollato da attori ostili. Il rapporto tra Italia e Haftar, per quanto segnato da opportunismi (Roma ha addirittura addestrato i suoi miliziani), non ha portato a risultati concreti. Haftar resta legato a Mosca, al Cairo, agli Emirati e perfino alla Francia, mentre ha recentemente umiliato tre ministri italiani e mediterranei respingendoli all’aeroporto di Bengasi.

La Libia, sempre più instabile, rischia ora di cadere interamente sotto il controllo del generale, il che rappresenterebbe una vittoria geopolitica per la Russia e un fallimento per l’Italia. Colpevole, secondo Rampoldi, di aver barattato una strategia estera coerente con il calcolo di vantaggi immediati (soprattutto energetici e migratori), Roma si trova isolata. L’America di Trump, meno interessata al Mediterraneo, e la NATO, concentrata altrove, rendono il nostro Paese ancora più esposto. Un monito severo a riconsiderare priorità e alleanze.

Fonte: Domani, Guido Rampoldi, “Perché i missili russi devono preoccuparci”, 7 agosto 2025.

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