In un’epoca che sembra celebrare l’ignoranza e rifiutare la trasmissione del sapere in nome di un relativismo imperante, Virginie Fontcalel firma su Boulevard Voltaire un appassionato elogio del latino, lingua che un tempo costituiva il fondamento dell’educazione francese. Oggi, scrive l’autrice, il latino è considerato una curiosità polverosa, un residuo inutile di un passato dimenticato. Eppure, nel contesto attuale dominato dall’intelligenza artificiale e dalla digitalizzazione onnipervasiva, questa lingua sarebbe più utile che mai per chi desidera pensare con chiarezza, ragionare con rigore e conservare una dimensione etica dell’agire.

Secondo Fontcalel, genitori e studenti hanno smesso di considerare il latino come una risorsa formativa, influenzati da un sistema scolastico che ne ha svalutato il significato. Ma questa rinuncia è, a suo giudizio, un errore strategico. Imparare il latino non è troppo difficile: richiede impegno, certo, ma proprio per questo esercita la mente, potenzia la memoria e affina la capacità di analisi. Inoltre, osserva, in molte altre nazioni europee – dalla Germania alla Russia – si affrontano lingue con declinazioni senza drammi, mentre in Francia ci si è forse arresi troppo presto alla pigrizia intellettuale.

Il latino non è per forza arduo, insiste l’autrice. La sua cattiva fama deriva più dalla scelta dei testi proposti in passato – difficili autori come Hugo, Montaigne o Chateaubriand – che dalla lingua stessa. Al contrario, pedagoghi come l’abbé Lhomond, Hans Orberg e Richter hanno dimostrato che è possibile insegnarlo in modo accessibile e coinvolgente. Si tratta solo di volerlo fare.

Ma il latino è anche, e soprattutto, una scuola di valori. I testi di autori come Cicerone, Seneca, Sallustio e Tito Livio trasmettono ideali di coraggio, lealtà, onore e spirito di sacrificio. In un mondo disorientato e privo di riferimenti, questi modelli – positivi o negativi – possono aiutare i giovani a riflettere sulle proprie azioni e a dare un senso alle proprie scelte. Meglio ispirarsi all’eroismo romano che a letture scolastiche insipide, ironizza Fontcalel, come «Broccoli e Mirabella si riconciliano» o «Romarino ha due mamme».

I numeri attestano il declino: oggi solo il 13% degli studenti delle medie studia latino, lo 0,7% affronta il greco. Al liceo, appena il 3% sceglie l’opzione latino, e solo lo 0,1% – circa 1.200 studenti – ha scelto la specialità “Lingue e culture dell’Antichità” in prima o in terminale. Cifre che denunciano, per l’autrice, il disarmo culturale di una scuola che ha rinunciato all’eccellenza e alla trasmissione del patrimonio europeo.

In conclusione, il latino non rappresenta una reliquia del passato, ma una chiave per il futuro. Se insegnato con passione e competenza, sostiene Virginie Fontcalel, è in grado di formare cittadini liberi e consapevoli. La sua estromissione dai curricula scolastici è, per l’autrice, un segnale emblematico del declino morale e culturale della Francia.

Fonte: Virginie Fontcalel, Le latin : école de rigueur et de grandeur, Boulevard Voltaire, 18 maggio 2025

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