La Francia si è posta l’obiettivo di riportare la quota dell’industria manifatturiera nel PIL al 15%, in linea con la media europea, contro il modesto 9% attuale, ben al di sotto di Germania (19%) e Italia (15%). Tuttavia, secondo Olivier Galland, questa spinta alla reindustrializzazione dimentica che la riduzione della quota industriale nella produzione di ricchezza è una tendenza strutturale di lungo periodo, simile al declino dell’agricoltura nel XIX secolo.
Analizzando i dati dell’INSEE dal 1949, emerge che la quota dell’industria nella produzione si è dimezzata, passando in termini di valore aggiunto dal 29% nel 1951 a meno dell’11% nel 2024. Questo fenomeno è globale e non riguarda solo la Francia, anche se nel Paese la quota industriale è particolarmente bassa. Nonostante ciò, la produzione industriale in volume è cresciuta di sei volte dal 1950, mentre i servizi sono cresciuti quindici volte, causando una diminuzione relativa della quota industriale.
Galland individua quattro grandi tendenze che spiegano la transizione economica. La prima è la terziarizzazione: i consumatori, con redditi crescenti, privilegiano servizi, cultura e svaghi rispetto ai beni materiali; inoltre, le innovazioni più importanti oggi riguardano i servizi digitali e l’intelligenza artificiale. In secondo luogo, il progresso tecnico ha aumentato la produttività industriale, sostituendo lavoratori con robot e macchine: un effetto positivo sul prezzo dei beni, ma negativo sull’occupazione industriale. La terza tendenza è la mondializzazione, che ha portato alla delocalizzazione verso Paesi a basso costo di manodopera, con benefici globali (prodotti più economici) ma effetti negativi localizzati per le classi medie. Infine, l’industria e i servizi sono sempre più interconnessi: molte attività di servizio un tempo interne alle imprese industriali sono state esternalizzate, rendendo sfumata la distinzione tra industria e servizi.
Un punto a favore della reindustrializzazione è che l’industria esporta molto più dei servizi. Nel 2022, il 62% del fatturato delle esportazioni francesi proveniva dall’industria. Potenziare la produzione industriale interna potrebbe ridurre il deficit commerciale di beni e aumentare le esportazioni. Tuttavia, Galland avverte che è illusorio pensare di invertire la tendenza di lungo periodo della riduzione del peso dell’industria. Secondo lui, far credere ai cittadini che il futuro del Paese dipenda dalla costruzione di nuove fabbriche rischia di alimentare illusioni e false promesse.
Fonte: Olivier Galland, Les mythes de la réindustrialisation, Telos
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