Il caso Harvard era chiaro 4 anni faIl caso Harvard era chiaro 4 anni fa

Nell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Federico Rampini analizza l’attacco di Donald Trump ad Harvard e ad altre università americane considerate élitarie. Secondo Rampini, molti italiani (inclusi ex allievi come Vittorio Colao e docenti come Dante Roscini) hanno reagito con indignazione, ma l’élitismo, sostiene l’autore, è solo un pretesto: la vera posta in gioco è la libertà di parola. Trump sfrutta le tensioni culturali per colpire queste istituzioni, ma il problema nasce prima di lui: Rampini descrive come, già nel 2021, la cosiddetta woke culture aveva imposto una forma di pensiero unico negli atenei americani, con cancellazioni di conferenze, dogmatismi ideologici e una censura esercitata soprattutto a sinistra.

Rampini ricorda il database FIRE sui “dis-inviti” a conferenze e spiega come minoranze radicali — dagli attivisti di Black Lives Matter ai transgender — abbiano imposto nuovi codici linguistici e comportamentali, riducendo la libertà accademica e trasformando le università in luoghi di caccia alle streghe. Cita anche un articolo di Anne Applebaum su The Atlantic (“The New Puritans”), che denuncia la deriva puritana e intollerante della cancel culture.

Pur condannando l’attacco di Trump, Rampini ritiene che sia alimentato da un contesto storico di intolleranza progressista e da una percezione diffusa di Harvard come simbolo di privilegio elitario, percezione che Trump cavalca senza perdere voti. L’autore sottolinea che la “dittatura woke” è più presente nelle Humanities, mentre le Business School e le facoltà scientifiche sembrano meno permeate da questo clima.

In conclusione, Rampini invita a non ignorare le radici profonde di queste tensioni, a partire da un mondo accademico che, per troppo tempo, ha dimenticato la libertà di parola e il pluralismo, offrendo così a Trump un facile bersaglio.

Fonte: Corriere della Sera, Il caso Harvard era chiaro 4 anni fa

L'illustrazione utilizzata per questo articolo è generica e AI-generated; uso libero per finalità editoriali e commerciali.
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