Curtis Yarvin è oggi considerato uno degli intellettuali più influenti della nuova destra americana, un movimento definito neoreazionarismo (NRx) o Dark Enlightenment, che mira a demolire le fondamenta stesse della democrazia. Nato da una famiglia di ebrei immigrati e stalinisti, con un percorso di studi accelerato alla Brown University, Yarvin ha abbandonato un dottorato a Berkeley per fondare il suo blog Unqualified Reservations, dove dal 2007 ha iniziato a diffondere le sue idee.
Secondo Yarvin, un governo non è altro che una grande corporation proprietaria di un Paese e, come tale, dovrebbe essere gestito da un CEO o monarca supremo. Egli sostiene che le élite progressiste siano un’aristocrazia decadente, cresciuta nelle università d’élite come la Ivy League, infettata dai “virus” dell’idealismo sociale e della diversità. Il suo obiettivo è restaurare un ordine autoritario in cui le classi più conservatrici dominano senza più mediazioni democratiche.
La retorica di Yarvin è un miscuglio di provocazioni e proposte estreme. Ad esempio, egli sostiene che sia lecito usare il “potere popolare” per minacciare giudici, media e Congresso, piegandoli al volere del leader supremo. È la stessa filosofia che ispira la sua proposta RAGE (Retire All Government Employees), un piano per licenziare tutti i dipendenti statali, sostituendoli con tecnocrati e intelligenze artificiali, considerati più efficienti.
Dal 2012 Yarvin ha iniziato a proporre lo smantellamento dello Stato, trovando un alleato in Donald Trump e nel suo entourage, incluso il vicepresidente J.D. Vance, che ha adottato parte della sua retorica e ha definito l’università americana “il cuore della bestia”. Nel 2021 Yarvin scrisse: “È essenziale che tutte le università accreditate vengano liquidate fisicamente ed economicamente”.
Yarvin è noto anche per le sue dichiarazioni razziste e misogine: nel 2009 definì le politiche sociali per le minoranze come una “ricetta per creare spazzatura umana”, e più di recente ha paragonato Anders Breivik a Nelson Mandela, ritenendo entrambi terroristi. Le sue posizioni, talvolta dichiarate “parodiche”, rivelano però un pensiero profondamente autoritario e suprematista.
Il suo talento, tuttavia, risiede nella capacità di vendere queste idee ai tecnocrati della Silicon Valley e a una generazione cresciuta su Reddit e 4Chan, che si autodefinisce libertaria o anarchica, ma che in realtà abbraccia un individualismo rapace che disprezza diritti e salari giusti. La sua filosofia richiama il manifesto futurista di Marinetti, con la stessa esaltazione della tecnologia, della guerra e dei capi assoluti, ma senza alcuna attenzione per la cultura o la solidarietà.
Yarvin critica la scienza e la cultura accademica, ritenendole covi di progressismo. È qui che il suo pensiero si interseca con le politiche di Elon Musk, i cui licenziamenti di massa e la distruzione delle agenzie federali ricordano la strategia RAGE. Tuttavia, Yarvin stesso definisce queste azioni “un’orchestra di scimpanzé che cerca di suonare Wagner”, un gesto di distacco strategico dalle conseguenze più distruttive delle sue idee.
Alla base del pensiero di Yarvin c’è la convinzione che la democrazia sia fallimentare non per colpa del politicamente corretto o dell’immigrazione, ma per via della dipendenza del sistema dai grandi donatori e dall’economia predatoria. La sua soluzione, però, è un “cesarismo autocratico”, un governo di un solo uomo, che definisce come un problema di ingegneria: la creazione di un dittatore benevolo che, secondo lui, porterebbe stabilità e continuità.
Yarvin non è solo in questa crociata: il finanziere Peter Thiel, il miliardario Marc Andreessen, Alexander Karp di Palantir e persino Steve Bannon sostengono le sue idee o ne condividono alcuni aspetti. Questo sostegno ha permesso al neorreazionarismo di penetrare dalle élite tecnologiche di Silicon Valley fino alla base del movimento MAGA e alla Casa Bianca.
Il filosofo Nick Land, altro teorico di questa corrente, immagina un futuro in cui intelligenza artificiale e capitalismo si fonderanno per creare un ordine tecnocratico che superi la democrazia. Per Mark Carrigan, questa alleanza tra élite tecnologiche e identitarismo bianco ricorda la coalizione tra industriali e nazismo nella Germania degli anni ’30.
Questo è il tecnofascismo o tecnofeudalesimo che Yarvin e i suoi sostenitori propongono: un sistema in cui i cittadini diventano utenti-clienti e le élite azionisti. La storica Janis Mimura collega questo modello all’esperimento giapponese in Manciuria e al tecnofascismo nazista. Il risultato è la trasformazione di Gaza in un laboratorio di armi, di droni e di genocidio in diretta streaming, esempio di come il tecnofascismo possa spingersi fino all’estremo.
Le idee di Yarvin non sono originali: attingono al vecchio razzismo bianco, alla nostalgia per la schiavitù e all’islamofobia più feroce. Con un mix di citazioni da Tolkien, Frank Herbert e persino The Matrix, Yarvin confeziona una retorica di vendetta adolescente travestita da filosofia politica. È la voce di un movimento che, pur di abbattere la democrazia, è pronto a “rompere tutto” in nome di un ordine tecnocratico autoritario.
Fonte: CTXT – Curtis Yarvin, el profeta de la nueva reacción
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