Cosa ci dicono i fischi del pubblico di Reggio Emilia al sentire la parola “ostaggi”
Nell’editoriale pubblicato su la Repubblica*, Stefano Cappellini affronta il caso di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi, e il clima sempre più polarizzato intorno al conflitto tra Israele e Hamas. Partendo da una recente cerimonia a Reggio Emilia dove Albanese ha ricevuto un riconoscimento, Cappellini descrive un episodio emblematico: quando il sindaco ha invocato la fine del genocidio e il rilascio degli ostaggi israeliani, il pubblico ha reagito con fischi e insulti, e Albanese ha rimproverato il primo cittadino chiedendogli di non ripetere “quelle cose”.
Albanese, secondo l’autore, incarna una nuova forma di attivismo ideologico, dove il sostegno alla causa palestinese sconfina spesso nella negazione o minimizzazione dei crimini di Hamas. Il 7 ottobre – giorno dell’attacco terroristico contro civili israeliani – viene trattato non come un evento da condannare, ma quasi come un momento di “riscossa storica”. Albanese ha infatti affermato che i terroristi hanno riportato la questione palestinese “al centro del dibattito globale”, con toni che secondo Cappellini sconfinano in un “delirio narcisistico”.
Ma il giornalista non si ferma all’analisi dell’attivista ONU. Punta il dito anche su una parte dell’opinione pubblica italiana che, tra piazze, talk show e social, sembra aver sostituito la complessità dei fatti con un nuovo manicheismo: i miliziani di Hamas vengono accostati a partigiani, e chi denuncia le atrocità commesse contro i civili israeliani viene accusato di complicità con l’occupazione. Un esempio estremo è quello della scrittrice Ginevra Bompiani, che in un’intervista radiofonica ha risposto “Sandro Pertini” alla domanda: “Che cosa le viene in mente se le dico Hamas?”. Un’associazione che Cappellini bolla come grottesca e pericolosa.
L’articolo si chiude con un parallelo che mira a mostrare l’ipocrisia di questa visione militante: da un lato, si minimizza la violenza di Hamas, cercando tecnicismi sui metodi di uccisione dei bambini israeliani; dall’altro, si attacca chi contesta le cifre ufficiali delle vittime palestinesi. Per Cappellini, il risultato è un discorso pubblico sempre più dominato dal ricatto morale e dall’apologia mascherata di terrorismo, in cui chiunque provi a mantenere una posizione equilibrata rischia l’isolamento.
Fonte: * Numero di venerdì 3 ottobre 2025 della newsletter Hanno tutti ragione, firmata da Stefano Cappellini.
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