Nel suo editoriale su Avvenire, Mauro Magatti prende spunto dall’omicidio di Charlie Kirk per riflettere sulla crisi di senso che attraversa la cultura occidentale. Kirk, attraverso il movimento Turning Point, aveva introdotto un modo diretto e dialettico di discutere con i giovani americani su temi etici e divisivi, opponendosi all’idea che la società moderna possa reggersi solo su individualismo e tecnocrazia, senza più bisogno delle radici religiose da cui sono nati valori come libertà, uguaglianza e dignità.
Secondo Magatti, la dissoluzione di un sistema condiviso di riferimenti morali alimenta il nichilismo, il risentimento e la violenza. Né la tecnologia né il radicale primato della scelta individuale bastano a dare risposte alle questioni antropologiche più delicate – dal fine vita alla manipolazione genetica. Anche il ritorno del fondamentalismo religioso, cristiano compreso, non è una soluzione: rischia di trasformare la fede in strumento politico e di riaccendere logiche di scontro tra civiltà.
La via alternativa, osserva l’autore, non sta né nel secolarismo radicale né nel nazionalismo religioso, ma in una “laicità dialogica”: un modello capace di riconoscere il valore pubblico delle religioni come fonti di senso collettivo, senza che esse pretendano di sostituirsi allo Stato. Habermas stesso, ricorda Magatti, parla delle religioni come “giacimenti etico-morali” da cui le democrazie possono attingere.
La sfida è rigenerare le basi morali della convivenza senza cadere nelle trappole di fondamentalismo e relativismo assoluto. In gioco c’è l’anima stessa delle società occidentali, che senza questo equilibrio rischiano di smarrirsi.
Fonte: Mauro Magatti, “Un Occidente senz’anima”, Avvenire, 27 settembre 2025
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