Secondo Agathe Jarry di The Conversation, il riciclo – e in particolare quello delle plastiche – soffre di una cattiva reputazione, spesso giudicato inefficiente o addirittura dannoso. Pur riconoscendo i limiti delle tecnologie attuali, la giornalista francese sottolinea che non esiste una vera transizione ecologica senza un sistema di riciclo in grado di ridurre l’estrazione di materie prime e le emissioni di CO₂.

Jarry evidenzia come, nel 2021, dei 3,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti annualmente in Francia, siano stati avviati al riciclo circa 930 000 tonnellate, a cui si aggiungono gli scarti di produzione dell’industria plasturgica. Nel 2020, i trasformatori transalpini hanno reinserito nelle loro linee 715 000 tonnellate di materia riciclata: un flusso fondamentale per evitare l’uso di plastica vergine e per mantenere il ciclo dell’economia circolare all’interno di impianti europei, più sicuri e regolamentati di quelli di altri continenti.

Pur essendo un processo che richiede energia – prevalentemente elettrica e a basso impatto carbonico in Francia – e acqua, e sebbene i rendimenti di trasformazione non raggiungano il 100 %, il bilancio ambientale resta nettamente positivo. Agathe Jarry ricorda che riciclare una tonnellata di plastica meccanicamente evita emissioni per 2,7 t di CO₂ eq rispetto alla produzione ex novo, oltre a ridurre l’inquinamento da incenerimento o discarica.

Per rendere ancora più efficace il riciclo, l’articolo insiste sull’importanza dell’ecoconcezione: progettare fin dall’inizio prodotti facilmente smontabili, con materiali omogenei e privi di additivi che ne ostacolino il recupero. Secondo Jarry, questa pratica conduce naturalmente anche a una migliore riparabilità, al riuso e al recondizionamento, consolidando un modello industriale davvero circolare.

Agathe Jarry mette inoltre in guardia dall’effetto disincentivante di messaggi male interpretati: se il dato “solo il 5 % dei vasetti di yogurt viene riciclato” può scoraggiare i consumatori, è cruciale precisare che si riferisce alla quota conferita nella raccolta differenziata, non alla percentuale trasformata. Un’informazione più contestualizzata può rafforzare la fiducia degli utenti nel tri dei rifiuti, che rimane il gesto ambientale più accessibile e democratico.

L’autrice conclude ricordando che, mentre si negozia il trattato globale sulla plastica e la Francia versa 5 miliardi di euro all’anno per imballaggi non riciclati, non si può cadere nel paradosso di contrapporre riciclo e sobrietà: occorre invece potenziare in parallelo tutti i leve – prevenzione, ecoconcezione, riparazione, riuso e riciclo – per assicurare sovranità economica e resilienza ambientale.

Fonte: Agathe Jarry, The Conversation

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