Henri Temple, in un editoriale pubblicato su Boulevard Voltaire, analizza una questione che definisce «gravissima» per la democrazia francese: la crescente e documentata sfiducia dei cittadini nella giustizia della Repubblica. Il punto di partenza della sua riflessione è un fatto inquietante: la scomparsa di un sondaggio condotto dall’IFOP su incarico del Consiglio nazionale dei fori (CNB), annunciato da numerosi media francesi (tra cui Le Figaro, Le Dauphiné e Causeur) il 20 aprile 2025, ma del quale non si trova più traccia ufficiale.
Il CNB è l’organismo rappresentativo degli oltre 75.000 avvocati francesi ed è considerato interlocutore serio e misurato delle istituzioni pubbliche. Eppure, come nota Temple, il sito del CNB e quello dell’IFOP tacciono sul sondaggio in questione, nonostante le richieste formali di chiarimenti. Un fatto ancora più sorprendente se si considera che il sondaggio avrebbe registrato un dato allarmante: solo il 48% dei cittadini francesi dichiara di avere fiducia nella propria giustizia. È un crollo continuo: nel 2008 erano il 63%, nel 2022 il 27% pensava che la giustizia funzionasse male, e nel novembre 2024, secondo un’indagine CSA, ben il 65% la considerava «parziale». La stessa presidente del CNB, Julie Couturier, ha riconosciuto pubblicamente che la fiducia «si è totalmente disgregata dal 2008».
Temple mette in evidenza come questa sfiducia non sia nuova, ma la sua intensificazione e la sua rimozione dal dibattito pubblico rappresentano un segnale drammatico. Le reazioni dei rappresentanti dell’istituzione giudiziaria non sembrano all’altezza della situazione. Christophe Soulard, primo presidente della Corte di Cassazione, ha liquidato la questione parlando di un problema di “pedagogia” nei confronti dei cittadini. Più grave ancora, secondo Temple, è la posizione dell’ex ministra socialista Élisabeth Guigou, oggi membro del Consiglio superiore della magistratura, la quale imputa la sfiducia popolare alla “montée du populisme” e definisce “falsa” l’idea di un “governo dei giudici”. Guigou insiste sul fatto che la democrazia non è solo il voto, ma anche lo Stato di diritto, che ci proteggerebbe dall’arbitrio.
Ma proprio qui, secondo l’autore, si gioca la posta più alta: se la giustizia non è più percepita come garante dello Stato di diritto, si apre un vuoto pericoloso. I cittadini, così come molti attori del mondo giudiziario, percepiscono un sistema indulgente con certi delinquenti, politicizzato, talvolta persino corrotto. E nonostante l’ottimismo istituzionale, la perdita di fiducia in questa funzione basilare della democrazia mina la coesione del tessuto sociale.
Temple conclude invocando riforme profonde e gesti istituzionali forti, come quelli intrapresi in altri Paesi (menziona il Canada), per evitare ciò che le grandi dichiarazioni dei diritti temevano: che l’uomo, non più protetto da un regime di diritto, sia spinto «in ultima istanza, alla rivolta contro la tirannia e l’oppressione». L’inadeguatezza della giustizia – ammonisce – è tra le cause prime delle rivoluzioni.
Fonte: Henri Temple, “[POINT DE VUE] La grande méfiance de la Nation à l’égard de la justice de la République”, Boulevard Voltaire, 14 maggio 2025.
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