Il Regno Unito è alle prese con un nuovo piano di riforma del sistema migratorio, volto a restringere l’accesso al Paese e a ridurre la migrazione netta. Una scelta che, secondo molti osservatori, potrebbe compromettere la stessa crescita economica dichiarata come priorità dal governo. L’immigrazione, infatti, garantisce opportunità economiche, in particolare nei settori a bassa retribuzione ma essenziali, come l’assistenza sociale e l’agricoltura. Lo ricorda l’Ufficio per la responsabilità di bilancio (OBR), l’organo ufficiale di previsione economica britannico, che sottolinea l’impatto positivo della migrazione su crescita e entrate fiscali.

Per comprendere il paradosso di una politica restrittiva in un contesto dove la crescita è il primo obiettivo dichiarato, il ricercatore Mitya Pearson, autore dell’articolo pubblicato su The Conversation il 16 maggio 2025, presenta uno studio condotto su 103 deputati (MPs) e 1.757 consiglieri locali, confrontato con un sondaggio parallelo di YouGovsull’opinione pubblica. Ne emerge che, nel complesso, l’orientamento dei parlamentari non è distante da quello dell’elettorato: la maggioranza ritiene che l’immigrazione sia stata troppo elevata negli ultimi anni, anche se il dato è più marcato tra i cittadini (70%) rispetto agli MPs (meno del 60%).

Tuttavia, negli ultimi decenni, l’atteggiamento generale verso la migrazione è diventato più aperto. Ciò non basta, però, a bilanciare l’influenza degli elettori anti-immigrazione, che risultano spesso più attivi e distribuiti in maniera più strategica nei collegi elettorali rispetto ai sostenitori di una politica migratoria più inclusiva, tendenzialmente concentrati nelle grandi città.

Il successo elettorale del partito Reform UK alle recenti elezioni locali è considerato un segnale della forza politica dell’ostilità all’immigrazione. E sebbene altri sondaggi, come quelli di Ipsos, rivelino che gli MPs sono in media più propensi dei cittadini a favorire la crescita economica anche a costo di accettare più immigrazione o maggiore edilizia abitativa, i rappresentanti parlamentari devono comunque tener conto delle preferenze degli elettori.

In questo quadro, si colloca la strategia del governo Laburista, eletto nel 2024 sotto la guida di Keir Starmer, con una piattaforma esplicitamente orientata alla crescita. Molti nuovi deputati si sono uniti al caucus “Labour Growth Group”, favorendo politiche di sviluppo infrastrutturale che in passato erano state osteggiate dai deputati conservatori. Tuttavia, osserva Pearson, le attuali proposte di riforma dell’immigrazione si distanziano da una visione semplicistica che collega direttamente l’aumento della migrazione alla crescita economica. Il recente white paper governativo distingue tra crescita del PIL aggregato e aumento della produttività individuale, criticando un modello economico fondato su una migrazione netta record.

Alla luce dei dati raccolti, sembra che anche il Labour stia ridimensionando la propria spinta “pro-crescita” per rispondere alle pressioni dell’opinione pubblica, segno che il peso dell’elettorato sulle scelte politiche rimane determinante, anche in un Parlamento più orientato allo sviluppo.

Fonte: Mitya Pearson, What do MPs really think about immigration? We surveyed them to find out, The Conversation, 16 maggio 2025

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