Dior, marchio di proprietà del gruppo LVMH, ha ottenuto la chiusura dell’inchiesta avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza italiana senza che venisse accertata alcuna violazione. L’indagine, aperta per verificare se il lusso avesse ingannato i consumatori sulle condizioni di lavoro nei laboratori dei fornitori, si è conclusa grazie a una serie di impegni concreti presentati dal brand. Tra questi figura un contributo di 2 milioni di euro da erogare nell’arco di cinque anni a sostegno di iniziative a favore delle vittime di sfruttamento lavorativo.
Le verifiche erano partite in seguito alle indagini della Procura di Milano, che lo scorso anno aveva scoperto officine dove operavano lavoratori stranieri irregolari, sottopagati e impiegati nella produzione di borse in pelle destinate a Dior e ad Armani per pochi euro, pur essendo poi vendute a prezzi di lusso. La discrepanza tra queste realtà e le comunicazioni aziendali sulla cura artigianale e sulla responsabilità sociale ha spinto l’Antitrust ad approfondire le pratiche di comunicazione al consumatore.
Oltre all’impegno finanziario, Dior ha promesso di rivedere le proprie dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale, adottando procedure più rigorose per la selezione e il monitoraggio dei fornitori. “Dior ha collaborato a stretto contatto con l’Autorità, definendo un pacchetto di impegni che rafforza la trasparenza e il controllo lungo tutta la filiera”, si legge in una nota dell’azienda.
L’associazione dei consumatori Codacons ha giudicato troppo blanda la decisione, lamentando la scelta di non infliggere alcuna sanzione pecuniaria. Intanto, lo scorso anno la Procura aveva nominato commissari straordinari per le unità di Dior e Armani coinvolte nella produzione esternalizzata, misura poi revocata all’inizio del 2025. Solo pochi giorni fa, inoltre, un’unità del gruppo Valentino è stata posta sotto amministrazione giudiziaria per analoghe violazioni nella propria filiera produttiva.
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