Secondo il direttore dell’MI5 britannico, la Russia starebbe conducendo una campagna deliberata per “generare caos continuo nelle strade europee e britanniche”. Le prove si moltiplicano: dal sabotaggio di infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico all’incendio doloso del più grande centro commerciale di Varsavia, fino alla persecuzione di attivisti filo-ucraini in Estonia. Ma l’aspetto più sorprendente è chi siano gli autori materiali di questi atti: non più agenti segreti navigati, ma dilettanti arruolati sui social, spesso minorenni, spinti più dal denaro che dalla lealtà ideologica.
Questa strategia, perfettamente adattata all’era digitale, consente agli apparati russi di reclutare, addestrare e remunerare i sabotatori senza mai incontrarli fisicamente. La cosiddetta “gray zone warfare” – guerra nella zona grigia – si fonda proprio sulla plausibile negazione: è difficile dimostrare con certezza il coinvolgimento diretto dello Stato. Tuttavia, questa tattica inizia a mostrare crepe, poiché gli improvvisati sabotatori, una volta catturati, tendono a rivelare l’intera rete di reclutamento, esponendo indirettamente il coinvolgimento del Cremlino.
In risposta, l’Occidente inizia ad abbozzare contromisure. La NATO ha lanciato l’operazione Baltic Sentry, dispiegando navi, aerei e droni per proteggere i cavi e le condutture sottomarine nel Mar Baltico, con l’autorità di ispezionare, sequestrare e arrestare equipaggi sospettati di sabotaggio. Parallelamente, l’amministrazione Biden ha lanciato avvertimenti diretti a Mosca: un’escalation verso il Nord America non sarà tollerata.
Il sabotaggio dei cavi sottomarini è emblematico. Nel novembre 2024, due cavi vitali sono stati danneggiati nel giro di 24 ore mentre la nave cargo cinese Yi Peng 3 si trovava nell’area. L’inchiesta ha rivelato che l’ancora della nave è stata trascinata per oltre 180 miglia nautiche, ma non ha potuto stabilire con certezza la volontarietà del gesto. A Natale, un altro cavo – l’Estlink 2 – che collega Finlandia ed Estonia è stato interrotto; la petroliera Eagle S, parte della “flotta ombra” russa, è stata fermata e parte dell’equipaggio arrestato. Il danno dovrebbe essere riparato entro luglio.
La strategia russa si estende anche alla terraferma. Atti incendiari e di vandalismo in Polonia, Lituania ed Estonia sono stati compiuti da individui senza legami formali con Mosca, spesso pagati in criptovalute e reclutati via Telegram. Tra i casi più eclatanti: l’incendio dell’IKEA di Vilnius e del centro commerciale Marywilska 44 di Varsavia, attribuiti a un gruppo criminale legato all’intelligence russa. La figura di Daniil Bardadim, un adolescente ucraino senza affiliazioni politiche evidenti, arrestato per entrambi gli incendi, è diventata simbolo della nuova manovalanza inconsapevole della guerra ibrida.
L’arco dell’attività sovversiva comprende anche atti di spionaggio, come il reclutamento di 16 stranieri in Polonia per monitorare porti, treni e impianti militari, e pacchi esplosivi inviati tramite DHL nel luglio 2024 e nel maggio 2025. In quest’ultimo caso, tre cittadini ucraini sono stati arrestati in Germania con l’accusa di pianificare attentati a pacchi in transito. Questi eventi dimostrano che, nonostante il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la strategia russa non mostra segni di rallentamento.
La forza di questa guerra grigia sta nei suoi costi contenuti e nell’ampio margine di negazione, ma le confessioni sempre più frequenti dei “soldati freelance” rischiano di ridurre lo spazio d’ambiguità che la sostiene. Le reazioni occidentali, ancora in fase embrionale, indicano un tentativo di delimitare l’invisibile, ma efficace, campo di battaglia su cui la Russia ha deciso di combattere.
Fonte: Geopolitical Monitor – Russia’s Gray Zone Warfare Campaign in Europe
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