Durante la Nuit européenne des musées del 17 maggio, la villa gallo-romana di Loupian, nel dipartimento dell’Hérault, ha ospitato un evento che ha fatto discutere: lo spettacolo drag Les Divas du banquet. L’iniziativa, come sottolineato dall’autore Samuel Martin su Boulevard Voltaire, rientra nelle attività promosse dai musei per offrire una visione inedita delle proprie collezioni, ma in questo caso si è scontrata con una forte critica di matrice conservatrice.
La location scelta, la villa di Loupian, è celebre per i suoi raffinati mosaici tardoantichi, risalenti al V secolo d.C. Opere fragili, classificate come monumenti storici, che secondo Martin sono state «foulées au pied» dai tacchi delle performer, nel nome di un’arte che, più che evocare l’antico banchetto romano, intende mettere in discussione «i codici di genere», affrontando temi come il patriarcato, il femminismo e i disturbi alimentari. Lo stesso quotidiano Midi libre, pur in un registro descrittivo, ha confermato questi intenti.
L’iniziativa non è stata imposta dall’esterno: lo staff del museo ha infatti voluto «qualcosa di vivo, che sovvertisse i codici» e rompesse la routine delle visite guidate. Tuttavia, per l’autore dell’articolo, tale desiderio di “originalità” ricade nel “conformismo woke” più prevedibile, già osservato anche nelle cerimonie ufficiali come quelle dei Giochi olimpici.
Martin suggerisce che una scelta più autenticamente creativa sarebbe stata mettere in scena il banchetto di Trimalcionetratto dal Satyricon di Petronio, ironica rappresentazione della decadenza romana. A suo dire, invece, Les Divas du banquet rappresentano una caricatura moderna di tale decadenza, riducendo l’eredità culturale della villa a un pretesto scenografico per veicolare messaggi ideologici. Le stesse drag-queen dichiarano apertamente il loro intento politico: «Un’arte che non è politica è insipida», afferma una di loro, mentre un’altra sostiene che il drag ha piena legittimità nei musei perché «dà vita alle rovine».
L’autore contesta queste affermazioni, ironizzando sul fatto che le rovine non abbiano bisogno di essere “rianimate” da un’estetica che giudica povera e sovrastrutturale. Il paragone con la decadenza fin-de-siècle, quella raffinata e intellettuale di un Laurent Tailhade, traduttore del Satyricon, viene usato per sottolineare il divario con quella che egli definisce “vera decadenza”: quella di una sous-culture che profana la grande cultura classica senza comprenderne il valore.
Infine, la questione viene politicizzata. Né il ministero della Cultura né la direzione della villa hanno risposto alle domande poste da Boulevard Voltaire. L’unica voce politica è quella di Manon Bouquin, deputata del Rassemblement National per la circoscrizione in cui si trova Loupian. Pur affermando il proprio rispetto per la libertà culturale, Bouquin ritiene che lo spettacolo non rifletta i gusti del pubblico locale: «È un delirio piuttosto parisianista», afferma, definendolo lontano dalle «aspirazioni culturali popolari» dell’Hérault e ponendo interrogativi sulle eventuali sovvenzioni pubbliche ricevute dallo spettacolo.
Fonte:
Boulevard Voltaire – Wokisme : des drag-queens en spectacle à la villa gallo-romaine de Loupian